Come cambierà il lavoro e chi sarà pronto al nuovo fenomeno

Architetti e designer progettano le aziende della post pandemia, dove serviranno pareti mobili, porte automatiche, tutte cose che un hotel ha già. Poiché molte società sposteranno i dipendenti nei business center, in coworking, uffici condivisi, per una questione di spazi, in superfici che prima potevano accogliere un determinato numero di collaboratori, adesso non possono, per il distanziamento sociale.

In base alle indicazioni contenute nel documento tecnico dell’Inail, le scrivanie dovranno essere distanziate, le sale conferenze dovranno avere meno postazioni, nelle aree comuni si entrerà a turno. Sarà obbligatoria la ventilazione continua e la sanificazione di sedie e tavoli. E gli spostamenti all’interno dell’azienda dovranno essere limitati.

Vero che, le aziende si stanno attrezzando, con la riorganizzazione degli spazi di lavoro, ma su una superficie esistente, dove fino ad ora si lavorava gomito a gomito, considerando il distanziamento, oggi non sarà più possibile. Qualche azienda adatterà o convertirà altri spazi, con strutture di protezione, come le barriere in plexiglass, removibili, in modo che quando l’emergenza sarà finita, potranno essere rimosse, la stragrande maggioranza non potrà farlo, per mancanza di spazio. Si calcola che su una superficie media di mq 100, il massimo di persone che possono lavorare, saranno sei/otto max dieci persone con le dovute prescrizioni normative.

Tra le scrivanie bisognerà mantenere uno spazio minimo di circa due metri, gli open space dovranno essere ampliati o contenere un numero minore di postazioni, pareti da buttare giù e altre da costruire, le distanze da mantenere richiederanno maggiore spazio. Sale riunioni e spazi inutilizzati potranno essere sfruttati per posizionare le scrivanie, mentre negli ambienti dove più addetti lavorano contemporaneamente, serviranno pannelli separatori anti-contagio tra le scrivanie, porte con maniglia che saranno sostituite da quelle automatiche. Comunque non tutti torneranno nello stesso ufficio, almeno non subito.

Se dopo la crisi finanziaria le aziende hanno risparmiato sugli affitti delle sedi riducendo le metrature, ora l’obbligo di distanziamento impone la necessità di spazi più ampi, ma vorranno soluzioni flessibili a breve termine. Inevitabilmente una soluzione per prevenire il contagio sarà noleggiare spazi di lavoro in altre sedi, in già attrezzate al servizio, spostandosi nella sede di lavoro, solo per specifiche attività. Un modo per cercare all’esterno lo spazio richiesto dal distanziamento sociale, anche per prendere tempo mentre si fanno i lavori necessari nelle sedi, ma soprattutto di abbattere i costi e non averne di superflui.

A questo punto se l’obbligo di distanziamento sociale, la paura del contagio e l’abitudine al lavoro fuori sede, decreteranno l’overbooking dei coworking “diffusi” in tutta Italia. Il numero di business center (circa 300 concentrati in poche città) è lontanissimo dai 20.000 hotel, distribuiti su tutto il territorio nazionale, attrezzati anche a sale riunioni, per conferenza ed uffici, che fino ad ora non avevano sviluppato appieno il lato business.

Si tratta di accogliere aziende che hanno uffici di rappresentanza e hanno bisogno di avere uno spazio di lavoro flessibile, oppure di aziende con uffici non adatti alle nuove regole di distanziamento sociale e così non saranno costretti a pensare di riorganizzare gli spazi. O anche brand che con l’emergenza vogliono evitare l’isolamento totale e scelgono di alternare il lavoro da remoto con il coworking.

Gli hotel business sono già pronti a questo, fornendo un experience ancora più coinvolgente, in quanto già organizzati con servizio di reception, sale riunioni e per conferenza, spazi da adibire ad ufficio, un servizio colazione o catering interno, ampi spazi in sale d’attesa, porte automatiche, ecc Tutto questo, semplicemente ottimizzando l’offerta, con servizi annessi, prenotazioni veloci ed immediate, per quelle necessità da risolvere in tempi brevi, come solitamente chiedono le aziende.

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